Per calcolare il peso forma esiste l’indice di massa corporea o BMI (Body Mass Index), rapporto numerico calcolato dividendo il peso di un individuo per il quadrato della propria altezza.
L’indice di normalità è considerato per livelli tra 18-22, oltre questa soglia si è in sovrappeso e sopra 30 obesi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che circa 1 miliardo di persone nel mondo è in sovrappeso e circa 300 milioni sono obese. Nei paesi industrializzati sovrappeso e obesità sono disturbi sempre più diffusi che oltre al problema estetico hanno importanti ripercussioni sulla salute individuale. In Europa circa la metà della popolazione presenta questa patologia, in Italia quattro abitanti su dieci con oltre 30% in sovrappeso e 10% di obesi. Sebbene i meccanismi fisiopatologici che determinano l’accumulo di grasso nel corpo siano complessi e non completamente noti, si ritiene siano implicati sia fattori genetici che ambientali. Stare seduti, guardare la televisione e usare il computer per buona parte del giorno con mancanza parziale o totale di esercizio fisico rappresenta uno dei maggiori fattori predisponenti. I dati dimostrano che la popolazione sedentaria è in continuo aumento e sconfortante è pensare che sempre più individui, a cominciare dai bambini, manifestano problemi di aumento del peso legati alla scarsa attività fisica e alla cattiva alimentazione. Snack, pane e pasta in eccesso, cibi ricchi di grassi e calorie, bibite gassate e zuccherate contribuiscono ogni giorno ad apportare un fabbisogno energetico sproporzionato alle reali necessità. Ciò si ripercuote sulla salute collettiva con insorgenza di patologie quali aumento del colesterolo e dei trigliceridi, ipertensione, diabete, disturbi cardiorespiratori, incidenti vascolari con aumento notevole di ischemia e infarto miocardico e, infine, maggiore predisposizione allo sviluppo del cancro.
Disturbi del peso possono influire anche sulla fertilità femminile. Diversi studi evidenziano che un eccesso di peso rispetto alla propria altezza aumenta il rischio di aborti e di sterilità, inoltre, il tasso di gravidanza dopo trattamenti di procreazione medicalmente assistita è del 20% più basso rispetto alle donne normopeso. Uno studio dell’Academic Medical Center di Amsterdam paragona la riduzione della fertilità femminile dovuta all’obesità a quella dell’invecchiamento, equiparando ogni unità di BMI superiore a 25 con un anno di età in più delle pazienti. Tutto ciò si spiega con il fatto che l’aumento del BMI determina un incremento del tessuto adiposo che rappresenta un vero e proprio organo in grado influire direttamente e indirettamente sulla secrezione e biodisponibilita degli ormoni sessuali. In modo indiretto l’eccesso di peso determina un aumento della produzione di insulina, che agisce direttamente sulle ovaie provocando l’aumento della produzione di androgeni. In modo diretto l’adipe rappresenta un’importante sede di sintesi e metabolizzazione degli ormoni sessuali. Nelle donne con eccesso di tessuto adiposo centrale ovvero più concentrato sull’ addome anziché su cosce e glutei il rischio di ipofertilità è decisamente maggiore. E’ dunque importante valutare non soltanto il peso corporeo, ma anche il rapporto tra la circonferenza della vita e quella del bacino considerando un campanello d’allarme se superiore a 0,80. Infatti, nelle pazienti che hanno un eccesso di grasso corporeo specie a livello addominale risulta alterato il metabolismo dei sex hormone binding globulin (SHBG), proteine leganti gli ormoni sessuali. I ridotti livelli di SHBG, aumentano direttamente i livelli di ormoni sessuali liberi e stimolano indirettamente la sintesi di androgeni a livello ovarico responsabili dei disturbi mestruali e dell’ovulazione. Inoltre, il tessuto adiposo determina un iperestrogenismo relativo, convertendo gli androgeni in estrogeni. Tale incremento degli estrogeni determina un effetto negativo sull’ipofisi aumentando i livelli di LH e riducendo quelli di FSH con conseguente aumento del volume dell’ovaio e iperproduzione di androgeni che incrementano la conversione periferica nell’adipe in estrogeni. L’inadeguata produzione di FSH e l’eccesso di androgeni ovarici causano inoltre un’incompleta maturazione dei follicoli con lo sviluppo di piccole cisti, responsabili dell’ovaio policistico. Ne consegue un’alterazione nella maturazione degli ovociti e quindi nella qualità ovocitaria. E`noto infatti che la qualità degli ovociti di pazienti infertili sovrappeso o obese sottoposte a cicli di riproduzione assistita è peggiore rispetto a donne infertili normopeso. Poichè lo sviluppo embrionario è strettamente correlato alla qualita ovocitaria, si ritiene che l’eccesso di tessuto adiposo possa influenzare il potenziale evolutivo degli embrioni. Oltre che sull’ovulazione, sulla qualità degli ovociti e sulla sviluppo embrionale l’eccesso di grasso corporeo si ripercuote anche sulla funzione di impianto dell’endometrio. L’insulinoresistenza e la conseguente iperinsulinemia modificano l’espressione endometriale di proteine pro-infiammatorie coinvolte nelle fasi d’impianto embrionale. L’assunzione di farmaci ipoglicemizzanti orali oltre a riequilibrare il metabolismo degli zuccheri e ridurre il tessuto adiposo migliora la qualità embrionale e riduce il tasso di aborti. Per preservare la fertilità è dunque necessario un controllo alimentare già dall’infanzia. Diversi studi hanno dimostrato che più è precoce lo stato di obesità e più è grave la condizione di infertilità e in alcuni casi si è evidenziata una maggior correlazione con la diagnosi di ovaio policistico. Occorre quindi tenere sotto controllo il peso corporeo monitorando anche il rapporto vita/fianchi. E` consigliabile una dieta varia ricca di proteine specie di origine vegetale (soprattutto legumi) e alimenti integrali e bere almeno 1,5 litri di acqua minerale non gasata al giorno, mentre occorre un modico consumo di grassi di origine animale, dolci e bevande zuccherine. Eseguire regolare attività fisica come per esempio una passeggiata a passo sostenuto per almeno mezz’ora al giorno può essere già un buon deterrente all’aumento di peso. Per le pazienti affette da sindrome dell’ovaio policistico si consiglia una dieta ricca di inositolo contenuto in agrumi e verdure verdi oppure disponibile come integratore che in alcuni mesi può migliorare l’iperinsulinemia e ripristinare una corretta ovulazione. Per le donne in sovrappeso o obese occorre il consulto di uno specialista nutrizionista che, oltre ad una dieta personalizzata, possa valutare nei casi più estremi l’assunzione di farmaci in grado di migliorare le alterazioni del metabolismo.