Articoli scientifici – Procreazione assistita

12/04/2020

Ruolo del Deidroepiandrosterone nelI'incremento della fertilità femminile

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Il Deidroepiandrosterone (DHEA) è un ormone derivato dal colesterolo e prodotto principalmente dalle ghiandole surrenali e in minor misura dall’ovaio e dal cervello. Può essere considerato il capostipite degli ormoni steroidei, in quanto nell’organismo la sintesi degli ormoni sessuali avviene progressivamente nel seguente modo: colesterolo - pregnenolone - progesterone e DHEA - androstenedione – testosterone - estrogeni (estrone ed estradiolo). La secrezione del DHEA aumenta in epoca pre-puberale prima delle gonadotropine ipofisarie FSH e LH giocando un ruolo importante nella maturazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-ovaio, raggiunge l’apice intorno ai 25 anni per poi calare sensibilmente dopo i 35 - 40 anni. A 80 anni il livello non supera il 10% del massimo raggiunto, pertanto, alla fine degli anni ’90, la somministrazione del DHEA sotto forma di integratore è stata consigliata come metodo anti-invecchiamento. Il DHEA può essere ottenuto da due piante la dioscorea che contiene la diosgenina o dal tribololo che contiene protodioscina steroidi vegetali con azioni ormono-simili. Negli USA è commercializzato come integratore alimentare e può quindi essere acquistato liberamente, in Europa può essere venduto solamente in farmacia come preparazione galenica e in alcuni paesi come la Francia è addirittura vietato. Si consiglia di iniziare con piccole dosi e monitorare costantemente i livelli di DHEA nel sangue per valutare la reazione fisiologica dell'organismo e comunque cercare di non superare i 75 mg al giorno.
Il DHEA nell’organismo svolge infatti numerose funzioni:
- è considerato un neurosteroide che regola la produzione della mielina, guaina che avvolge e protegge le fibre nervose; previene dunque le patologie neurodegenerative regolando la forza e l’energia del sistema neuromuscolare e i processi di apprendimento e di memoria
- regola l’attività dell’enzima glucosio-6-fosfatodeidrogenasi riducendo la massa grassa e i livelli di colesterolo LDL prevenendo l’aterosclerosi e le malattie cardiovascolari
- migliora l’efficienza del sistema immunitario
- regola il rilascio del calcio aumentando la densità ossea e prevenendo l’osteoporosi
- sembra possa prevenire le malattie neoplastiche come evidenziato in laboratorio sulle cavie trattate con DHEA
- controlla le funzioni sessuali, migliora l’umore e incrementa il desiderio sessuale
- regola la fertilità della donna contrastando il processo d’invecchiamento delle ovaie che provoca una diminuizione del numero e della qualità degli ovociti. Con il passare degli anni, infatti, la premenopausa determina un aumento dei livelli dell’ormone follicolostimolante (FSH) prodotto dall’ipofisi e una diminuizione dell’ormone antimulleriano (AMH) prodotto dall’ovaio con conseguente esaurimento della riserva ovarica che si manifesta con cicli irregolari, riduzione delle possibilità di concepimento spontaneo e aumento del rischio abortivo. Quando questa situazione si presenta in donne di età inferiore ai 38 anni viene definita “menopausa precoce”. Sia nelle pazienti “poor-responders” per ridotta riserva ovarica dovuta all’età sia in quelle con “premature ovarian failure” per precoce esaurimento della riserva ovarica è necessario l’impiego di maggiori dosi di farmaci stimolanti la fertilità per raggiungere l’ovulazione con maggior rischio di ottenere comunque una scarsa risposta alla stimolazione ovarica e basso tasso di gravidanza durante i trattamenti di Fecondazione In Vitro (FIV). Sembra che il meccanismo per il quale l’associazione del DHEA alla terapia con le gonadotropine possa indurre una maggior risposta ovarica possa essere simile a quello per cui la presenza di troppi androgeni nelle pazienti con ovaio policistico tende a iper-stimolare la risposta ovarica. Numerosi studi tra i quali quelli condotti da Norbert Gleicher di Chicago e da Adrian Shulman di Tel Aviv hanno dimostrato come le pazienti che avevano assunto un supplemento di DHEA, avessero maggiori possibilità di concepire mediante trattamenti di FIV dovute all’aumento del numero e della maturazione degli ovociti, alla qualità degli embrioni e alla diminuizione del rischio abortivo (non trascurabile specialmente in donne in età avanzata). La Cochrane Collaboration ha recentemente pubblicato una ricerca dove vengono analizzati dodici studi sull’utilizzo del DHEA e ha concluso che l’utilizzo di tale ormone durante un trattamento di FIV può essere associato ad un aumento del tasso di nati vivi (26% vs 12% nelle pazienti non trattate). Al momento non esistono conclusioni significative ed è necessario portare avanti ulteriori studi mirati che forniscano prove sufficienti per trarre delle conclusioni in merito alla sicurezza del DHEA. La raccomandazione è di procedere con l’impiego di DHEA esclusivamente sotto prescrizione medica e solo in donne nelle quali si ipotizzi o sia stata diagnosticata una scarsa risposta ovarica in quanto tra gli effetti collaterali segnalati vi sono acne, irsutismo, perdita di capelli, congestione nasale, mal di testa, aritmia, tachicardia, cambiamento del timbro della voce, problemi epatici, incremento del rischio di tumori (in particolar modo alla mammella e all’ovaio) ed altri effetti simili all’abuso di steroidi.
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